Viaggio nella Grecia che fu, tra i boschi della Lucania
Le guerre, le Olipiadi, la quotidianità degli antichi greci, riportate in vita dal gruppo scout Impeesa "Lupo che non dorme mai”

Nei boschi di Lauria, alle pendici coperte di faggi altissimi, nella lontana Lucania si è compiuto dunque il destino voluto dagli dei.
Gli esploratori e le guide del gruppo scout Impeesa "Lupo che non dorme mai” hanno vissuto le giornate intense della Grecia che fu.
La terribile e lunghissima guerra tra greci e troiani, il coraggio, la forza, la lealtà dei guerrieri, l’amore per la patria, i figli, l’amico morente, e soprattutto l’onore, da difendere a spada tratta anche nella tristezza di chi presagisce la sorte infausta.
L’accampamento è pronto: tende, fuochi, spiedi, angoli sacri... Tutto è pronto perché la storia cominci.
I fabbri forgiano armi e armature, gli asciai controllano le poderose imbarcazioni, gli uomini s’addestrano alla guerra, le donne preparano banchetti, i sacerdoti e le sacerdotesse offrono doni agli dei e presiedono le cerimonie per celebrare la vita e la morte. I “capi” sorvegliano, suggeriscono, incitano, spronano….
Agamennone lancia la sfida a Troia, Achille ed Ettore combattono.
La “veglia alle stelle” – attività di astronomia – sostiene gli eroi nel loro scrutare il cielo, per conoscerne l’avvenire. I “capi” ascoltano le fazioni e nei momenti di riflessione si pensa al senso del vivere, della gioia e delle sofferenze.
Dura è la battaglia notturna (“Grande Gioco Notturno”): i greci avanzano lesti nella fitta boscaglia per superare le mura di Troia, liberarne i prigionieri e accederne i “fuochi”.
Ma alle battaglie succedono lutti e momenti di gioia: le braci son pronte per cuocere selvaggina e uova, e i rami vengono affilati per la cottura “trappeur” senza pentole.
E ancora, giochi e competizioni. Gli atleti e le squadre s’apprestano a disputare le Olimpiadi: lancio del giavellotto, “scalpo”, “palla scout”, lancio del peso... Onore ai vincitori e lealtà verso gli sconfitti e i feriti.
Nelle guerre del Peloponneso, Grande Gioco del Campo, si fronteggiano Atene e Sparta e città alleate e divise. Opliti-fanti, cavalieri, arcieri, triremi per solcare il mare. Archi, lance, scudi e palle (di farina) lanciate con le catapulte costituiscono le armi dei due schieramenti, duramente provati dalla giornata di guerra tra campi e boschi.
Per l’alta quota, i giovani "greci” hanno peregrinato lunghe ore, fino alla vetta del Monte Sirino.
Al Santuario della Madonna delle Nevi, lo stupore incantato per la bellezza del creato si è intrecciato alla preghiera affettuosa per il “nostro compagno di strada” Luigi Cagnetta e per le sue “montagne”.
Dal Medioevo ellenico all’epoca classica, la Grecia ci ha nutriti dei suoi ideali.
Il campo è stato faticoso, inebriante, lacerante, festante delle urla dei vincitori. Con l’odore del fumo sui fazzolettoni e le armi ammaccate e stanche, rientriamo nel nostro tempo più forti, coraggiosi e leali.
Buona caccia..
